
In questo articolo, abbiamo deciso di affrontare il tema delle infestazioni da giardia per fare chiarezza su un argomento che troppo spesso genera confusione e preoccupazione nei proprietari di animali domestici. La giardia è un parassita intestinale che vive nell’apparato digerente di uomini ed animali domestici, ed è possibile che risieda nell’ospite senza provocare alcun sintomo o danno organico.
Come avviene l’infestazione?
La giardia è un parassita diffuso soprattutto in ambienti umidi, terreni, corsi d’acqua, impianti idrici ecc. Gli animali (e l’uomo) si infestano per via oro-fecale, ingerendo le cisti multinucleate che vengono a loro volta eliminate nell’ambiente, attraverso le feci di animali portatori. Il parassita danneggia le cellule che costituiscono i villi intestinali portando ad una incapacità di assorbimento intestinale e scatenando infiammazione e disbiosi (alterazione della flora batterica fisiologica). C’è da dire però, che tutti questi fattori sembrano essere limitati ad alcuni contesti. L’età dell’animale, i fattori di stress, lo stato di salute generale, la coesistenza con altri parassiti o virus di tipo intestinale, sono elementi essenziali nel determinare il potere patogeno del parassita. E’ infatti dimostrato che animali sani possono risultare ripetutamente positivi alla Giardia, pur non manifestando sintomi.
Quali sono i sintomi e come si diagnostica?
I sintomi sono diarrea, vomito, disappetenza, abbattimento, ecc… . La diagnosi è abbastanza semplice e consiste nell’analizzare un campione di feci attraverso test rapidi. Quest’ultima è la tecnica più comune e diffusa per la sua semplicità di esecuzione ma può essere suscettibile di malinterpretazioni diagnostiche: il test resta infatti positivo a lungo anche dopo l’eradicazione del parassita: può essere utilizzato per la prima diagnosi ma non per seguirne l’andamento. Il rischio è quello di scambiare un semplice limite del test, per una infestazione persistente.
E’ sempre necessario trattarla?
Non vanno trattati i pet asintomatici e il trattamento é limitato a tutti quei soggetti con sintomi persistenti e non responsivi alla terapia: se i sintomi persistono comunque la causa va cercata altrove e non nell’infestazione. Un altro elemento fondamentale riguarda il tipo di trattamento. Possono essere utilizzati farmaci antibiotici di sintesi e/o farmaci antiparassitari. I primi però sono fortemente sconsigliati per il loro impatto negativo sulla flora microbica intestinale, soprattutto nei cani giovani dove si rischia di creare fenomeni di disbiosi difficilmente reversibili.