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Emangiosarcoma (HSA) nel cane

L’emangiosarcoma (HSA) è un tumore maligno che origina dalla trasformazione e proliferazione di cellule multipotenziali indifferenziate (emangioblasti) e/o di cellule endoteliali. Il cane costituisce la specie nella quale l’emangiosarcoma ha una maggiore incidenza, costituendo circa il 2% di tutte le neoplasie in generale e il 45-51% di tutti i tumori splenici maligni. Il 70% circa delle lesioni spleniche sono benigne, il 30% sono lesioni maligne e di queste il 50% circa sono HSA.

Sebbene possa originare da qualsiasi tessuto vascolarizzato, la localizzazione più frequente nel cane è la milza. La maggiore incidenza si registra in cani di media età e anziani; le razze maggiormente a rischio sono il pastore tedesco, il golden retrievers, labrador retrievers e cani di taglia media e grande in generale Da alcuni studi sembrerebbe esserci una maggiore predisposizione nel sesso maschile.

Il comportamento biologico dell’emangiosarcoma splenico è molto aggressivo ed è caratterizzato da rapida infiltrazione locale ed elevata diffusione metastatica già nel primo decorso della patologia; si registra che nell’80% dei casi è già presente patologia metastatica al momento della diagnosi. La diffusione metastatica avviene per via ematogena e per diffusione cavitaria in caso di rottura della massa splenica.

Le metastasi possono localizzarsi in qualsiasi sito, tuttavia fegato, omento, peritoneo e polmoni sono i più frequenti siti di disseminazione. Nel cane l’emangiosarcoma è il tumore che più frequentemente metastatizza all’encefalo.

In generale l’iter diagnostico prevede, esame obiettivo generale, profilo ematochimico completo, profilo coagulativo esteso, rx torace in tre proiezioni, ecografia addominale, ecocardiografia e diagnostica per immagini avanzata (TC-RMI).

L’8,7% dei cani con HSA splenico presenta concomitante localizzazione cardiaca.

La diagnosi definitiva richiede l’esame istologico, mentre l’esame citologico è raramente diagnostico. L’esame istologico non solo consente una diagnosi definitiva, ma consente una maggiore tipizzazione in base al grado di differenziazione.

L’approccio terapeutico più opportuno viene stabilito in base alle condizioni cliniche del paziente, all’esito degli esami eseguiti e alla stadiazione; generalmente quando possibile prevede una terapia chirurgica e medica (chemioterapia).

Nei casi in cui sia possibile e consigliabile la chirurgia è comunque opportuno, considerando l’elevato potenziale metastatico, far seguire la chemioterapia.

La prognosi dell’emangiosarcoma splenico è estremamente variabile con un periodo che va dai 19 giorni a oltre 12 mesi; dati prognostici fondamentali, sono lo stadio clinico (se presente o meno già sanguinamento della massa), stadiazione (evidenza o meno di lesioni metastatiche) e differenziazione istologica. Nel maggior numero dei casi, i sintomi clinici si manifestano in fase estremamente tardiva ovvero quando si ha la rottura della massa con conseguente sanguinamento e disseminazione metastatica cavitaria. Questi variano da vago malessere generale (abbattimento, disoressia, distensione addominale, intolleranza all’esercizio fisico) a collasso/morte improvvisa per shock emorragico.

L’assenza di sintomi in fase pre-clinica costituisce un grande limite alla diagnostica precoce ed al trattamento tempestivo.

In tal senso, sottoporre i pazienti predisposti (cani di taglia medio-grande di età superiore ai 6 anni) ad una ecografia addominale annuale di screening, può essere una buona strategia per l’identificazione precoce del processo neoplastico e conseguente trattamento medico o chirurgico. Un protocollo chemioterapico adeguato consente di migliorare la prognosi in maniera importante, potendo prolungare la sopravvivenza di diversi mesi.

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